CFP: Presenza di Versus/Présence de Versus

Presenza di Versus/Présence de Versus

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Fondata nel 1971 da Umberto Eco e pubblicata per anni presso Bompiani, la rivista Versus ha di recente cambiato casa editrice ed è attualmente pubblicata da Il Mulino, a Bologna. Questa occasione, nel momento stesso in cui lo strutturalismo è entrato nella storia delle idee ed è oggetto di riconsiderazioni teoriche, ci offre l’occasione di un ritorno sul concetto stesso di VS, attraverso il nome della rivista. Figura iconica dello strutturalismo, versus è stato infatti un concetto così emblematico di un’episteme, tanto da diventare il nome-titolo di una delle riviste più importanti di semiotica. Non è infatti un caso che si sia diffuso nel campo sociale come logo per prodotti di lusso (VS) o anche come abbreviazione di discorso nella comunicazione quotidiana, tanto che il suo uso è stato denunciato come abuso dall’Académie Française. Questo termine operativo radicato nello strutturalismo degli anni settanta offre una simbolizzazione forte e facilmente memorizzabile. Come un marchio che conserva un’identità nel tempo, versus rappresenta il “marchio” strutturalista, che ne assicura il suo riconoscimento sociale. In questo senso, VS potrebbe benissimo essere davvero “ciò da cui si riconosce lo strutturalismo”.1 Il presente volume vuole fare il punto su questo concetto, interrogarne le fondamenta, misurarne le estensioni, circoscriverne i limiti.

In linguistica, versus designa la differenza per opposizione che genera il senso e ne condiziona la prensione. In quanto tale, materializza le proprietà dello spazio simbolico, mostrando che la significazione risulta dalla combinazione di elementi che in se stessi sono non-significanti. Per questo si rende testimone di un paradosso che costituisce il suo notevole potere euristico: da un lato il senso in sospensione, nell’intervallo differenziale e, dall’altro, il senso in resistenza, nell’opposizione, nell’appoggiarsi del contro. Il suo significato è a un tempo locativo e avversativo, e il passaggio dall’uno all’altro indica il potenziale generativo della nozione. VS condensa quindi la posizione fondatrice della semiotica, che afferma la relazione come base del significato e considera la positività come un effetto risultante dall’esclusione del termine opposto. VS impone così l’idea di un primato del senso negativo, ottenuto attraverso rinuncia. Al di là del binarismo jakobsoniano, il concetto di versus è stato arricchito della posizione hjelmsleviana, che considera la relazione come gerarchia e dipendenza, da quella di Greimas, che ne concettualizza la conversione generativa e da quella di Eco, secondo cui versus sintetizza l’inevitabilità della relazione, della differenziazione e della polemicità all’interno del sistema e delle pratiche di gestione del senso. Esso permette così di cogliere la dimensione pragmatica secondo due accezioni, considerandola a un tempo come lo spazio d’azione della comunicazione e come una dimensione contestuale integrata al sistema semantico.

L’euristica di versus si concepisce inoltre all’interno del quadrato semiotico, del quale è la chiave. Fonda la doppia relazione di contraddizione e di contrarietà e, su queste premesse, governa il sistema di differenze e di posti. A partire da versus, i rapporti differenziali del quadrato si attualizzano e, in questa trasformazione esistenziale, il senso si fa. Queste operazioni fondatrici designano anche il punto di creatività del quadrato, quello dei termini complesso e neutro che, mettendo in tensione i contrari, ne attualizzano o virtualizzano le differenze. In questo modo versus non controlla soltanto relazioni differenziali e giochi di posti, ma le possibilità di una trasformazione, persino di un sincretismo. Così come opponendo i contrari, il discorso del mito prepara il superamento stesso dell’opposizione. Versus diviene in questo modo il punto di controllo di una trasformazione che oltrepassa la sua prima assegnazione e la estende a tutti i regimi di determinazione differenziale in seno al principio di immanenza.

Gli sviluppi della semiotica a partire dalla “svolta fenomenologica” degli anni 1990-2000 hanno senza dubbio indebolito il primato e il prestigio del concetto di versus. Lo stesso effetto hanno ottenuto la presa in carico e l’integrazione delle istanze del soggetto e dell’interazione nei processi significanti. Ma questo giustifica ancora di più l’interesse di una messa a punto del concetto, che non può che esserne anche una messa in discussione. È il motivo per cui, concentrandosi sulla potenza epistemologica ed euristica di versus, questo volume suggerisce ai contributi che sollecita tre grandi assi di riflessione:

1. Il primo si concentra sulla storia concettuale della nozione di versus e interroga l’archeologia di questo termine-chiave: epistemologia strutturale, statuto del negativo, espulsione del soggetto, problematica della casella vuota, carattere attuale o datato del concetto, ecc.

2. Il secondo riconduce questa epistemologia a uno studio teorico: designando la differenza per opposizione, versus permette di comprendere l’estensione dei rapporti differenziali. Partecipa a un tempo di una semiotica del discontinuo e del continuo, di una logica discreta ma iniziatrice di un approccio tensivo. Si apre a interrogazioni molteplici sul concetto di struttura: entità autonoma o eteronoma di dipendenze interne (ed esterne?)? Problemi del neutro e del complesso? Condizioni di una conversione dell’opposizione formale in narratività e polemicità? Modalità d’integrazione di una problematica del soggetto?

3. Il terzo asse di riflessione indaga i campi sociali del versus, che esemplificano questa differenza per opposizione in una prospettiva trasformazionale. Sono interessati allora i domini di discorsi e di pratiche segnati dalla conflittualità e dalla sua sospensione, a cominciare dalla comunicazione pubblica e politica (il “nénéismo”, oppure l’”e…e…” illustrato in Francia dal molto discusso “en même temps” di Emmanuel Macron), ma proseguendo verso altri domini del discorso, come il campo scientifico per esempio, con particolare attenzione a domini che sono strutturali per definizione, come la fisica o la biologia.

Questi suggerimenti sono solo dei possibili orientamenti per una problematica su cui sono attese le proposte più aperte.

Piano di lavoro :
– 30 Settembre 2017: data limite per l’invio degli abstracts.
– 10 Ottobre 2017: comunicazione degli abstracts accettati.
– 15 Gennaio 2018: consegna degli articoli da parte degli autori.

Lingue accettate :
– Inglese (preferito)
– Francese
– Italiano

Créée en 1971 par Umberto Eco chez Bompiani, la revue Versus a changé de maison d’édition et est aujourd’hui publiée par Il Mulino, à Bologne. Cette nouvelle naissance, au moment même où le structuralisme est entré dans l’histoire des idées et fait l’objet de réexamens théoriques, offre l’occasion d’un retour sur le concept à travers le nom. Figure iconique du structuralisme, versus a été en effet assez emblématique d’une épistémè pour devenir le nom-titre d’une des plus importantes revues de sémiotique. Il s’est par ailleurs diffusé dans le champ social tel un logo pour des produits de luxe (VS) ou même un abrégé de discours dans la communication courante, au point que son emploi a été dénoncé comme abusif par l’Académie française. Ce terme opérationnel versus, enraciné dans le structuralisme des années soixante-dix, lui offre une équivalence, une symbolisation (Vs) forte et aisément mémorisable. Tel une marque qui conserve une identité dans le temps, versus affiche la « marque » structurale qui assure sa reconnaissance sociale. En ce sens, il pourrait bien être ce « à quoi on reconnaît » le structuralisme2. Le présent dossier entend faire le point sur ce concept, en interroger les fondements, en mesurer les extensions, en circonscrire les limites.

En linguistique, versus désigne la différence par opposition qui génère le sens et en conditionne la saisie. Il matérialise les propriétés de l’espace symbolique en montrant que la signification résulte de la combinaison d’éléments qui sont en eux-mêmes non-signifiants. Il témoigne alors d’un paradoxe qui constitue sa puissance heuristique considérable : d’un côté, le sens en suspension, dans l’intervalle différentiel et, de l’autre, le sens en résistance, dans l’opposition, l’adossement du contre. Sa signification est à la fois locative et adversative, et le passage de l’une à l’autre indique le potentiel génératif de la notion. Elle condense la position fondatrice qui affirme la relation comme base de la signification et considère la positivité comme résultant de l’exclusion du terme opposé. Elle impose ainsi l’idée d’un primat du sens négatif, obtenu par son renoncement. Par-delà le binarisme jakobsonnien, versus s’enrichit de la position hjlemslévienne qui considère la relation comme hiérarchie et dépendance, de celle de Greimas qui en conceptualise la conversion générative. Pour Eco, versus synthétise l’inévitabilité de la relation, de la différenciation et de la polémicité à l’intérieur du système et des pratiques de gestion du sens. Il permet ainsi de saisir la dimension pragmatique sous deux acceptions, la considérant à la fois comme l’espace d’action de la communication et comme une dimension contextuelle intégrée au système sémantique.

L’heuristique de versus se conçoit en outre à l’intérieur du carré sémiotique, dont il est la clé. Il fonde la double relation de contradiction et de contrariété et, sur ces prémisses, gouverne le système de différences et de places. A partir de versus, les rapports différentiels du carré s’actualisent et, dans cette transformation existentielle, le sens se fait. Ces opérations fondatrices désignent aussi le point de créativité du carré, celui des termes complexe et neutre qui, mettant en tension les contraires, en actualisent ou en virtualisent les différences. Ainsi versus ne contrôle-t-il pas seulement des relations différentielles et des jeux de places, mais les possibles d’une transformation, voire d’un syncrétisme. De même qu’en opposant les contraires du discours mythique, il prépare le dépassement de l’opposition. Versus devient ainsi le point de contrôle d’une transformation qui déborde son assignation première et l’étend à tous les régimes de détermination différentielle au sein du principe d’immanence.
Les développements de la sémiotique à partir du « tournant phénoménologique » des années 1990-2000 ont, sans nul doute, affaibli le primat et le prestige du versus. De même que la prise en compte et l’intégration des instances du sujet et de l’interaction dans les processus signifiants. Mais cela justifie encore plus l’intérêt d’une mise au point qui ne peut être qu’une mise en discussion.

C’est pourquoi, se concentrant sur la puissance épistémologique et heuristique de versus, ce dossier suggère trois grands axes de réflexion aux contributions qu’il sollicite :

1. Le premier se concentre sur l’histoire conceptuelle de versus et interroge l’archéologie de ce terme-clef : épistémologie structurale, statut du négatif, éviction du sujet, problématique de la case vide, caractère actuel ou suranné du concept, etc.

2. Le second rapporte cette épistémologie à une étude théorique : désignant la différence par opposition, versus permet d’appréhender l’extension des rapports différentiels. Il participe à la fois d’une sémiotique du discontinu et du continu, d’une logique discrète mais initiatrice d’une approche tensive. Il s’ouvre à de multiples interrogations sur le concept de structure : entité autonome ou hétéronome de dépendances internes (et externes ?) ? Problèmes du neutre et du complexe ? Conditions d’une conversion de l’opposition formelle en narrativité et en polémicité ? Modalités d’intégration d’une problématique du sujet ?

3. Le troisième axe de réflexion examine les champs sociaux du versus, qui exemplifient cette différence par opposition dans une perspective transformationnelle. Sont alors concernés les domaines de discours et de pratiques marqués par la conflictualité et sa suspension, à commencer par la communication publique et politique (le « ninisme », ou bien le « et… et… » qu’illustre en France le très discuté « en même temps » d’E. Macron), mais se poursuivant vers d’autres domaines du discours, dans le champ scientifique par exemple, à travers ceux qui sont, par définition, structuraux comme la physique ou la biologie.
Ces quelques suggestions ne sont que des orientations possibles pour une problématique sur laquelle les propositions les plus ouvertes sont attendues.

Plan de travail :
– 30 Septembre 2017 : date limite pour l’envoie des abstracts.
– 10 Octobre 2017 : communication des abstracts acceptés.
– 15 Janvier 2018 : consigne des articles par les auteurs sélectionnés.

Langues acceptés :
Anglais (preferé)
Français
Italien

Denis Bertrand
Anne Beyaert-Geslin

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